venerdì 3 giugno 2011

Novati Monica 4f 'Ricerca sul Duomo di Como'

DUOMO DI COMO



L' architettura  della Cattedrale sovrasta il centro storico di Como e si impone alla vista di chi giunge in città. Non lontana dalla riva del lago, in vicinanza dell’antico Vescovado c, resta un forte segno religioso e storico;  memoria di quel periodo in cui  Como, tramite la via di comunicazione del Lario, era città di collegamento tra il  Nord dell’Europa e l’Italia.
Il Duomo è ritenuto un’opera  tra le più ragguardevoli in Alta Italia. S’impone per la sua mole (lunghezza 87 m. – larghezza 36 – 56 m. Altezza cupola 75 m. ). L’architettura, le sculture e le pitture documentano  un fecondo incontro e scambio tra culture figurative transalpine  e scuole italiane.
Sorto su un’area resa gradualmente libera con la demolizione di parte del Broletto e del Palazzo Pretorio, crebbe con l’apporto di un paziente lavoro cui posero mano, avvicendandosi nel tempo, insigni architetti e scultori. L’inizio dei lavori risale al 1396, e trascende il primitivo piano di semplice  restauro della vetusta Cattedrale di S. Maria Maggiore ( sec. XI ). Il compimento architettonico è del 1770 con l’elevazione della cupola disegnata da F. Juvara.
Il risultato offre un edificio articolato e complesso, per la fusione dei volumi in uno spazio armonico e di concezioni stilistiche diverse. Eppure la continuità della costruzione lungo i secoli ( nel 1400 vengono utilizzate la facciata e le navate gotiche, nel  ‘500 il presbiterio e le absidi laterali) ha custodito un’armonia che di epoca in epoca è stata rinnovata, collegando il tracciato della parti nuove alle proporzioni definite nell’epoca precedente.
La imponente facciata del Duomo (la guglia centrale attinge 45 m.), è caratterizzata dall’ampio portale marmoreo, dalle nicchie e dalle statue che la sovrastano, dal rosone e dalle lunghe finestre che lo fiancheggiano. La realizzazione è dovuta a Fiorino da Bontà, a Luchino Scarabota, ad Amunzio da Lurago e a Tommaso Rodari. Ricchissimi i portali del fianco destro e del fianco sinistro, dove è famosa la porta "della rana”.
La parte gotica dell’interno, slanciata ed elegante, è costituita dalla navata mediana ( che ospita il Battistero di Leonardo da Carona del XVI sec. e nove arazzi rinascimentali delle officine ducali di Ferrara, Firenze,  e delle Fiandre)  affiancata dalle navate destra e sinistra (ove pure sono collocati   cimeli romanici, opere scultoree di T. Rodari,  tele di G. Ferrari e di B. Luini).
 Colpito da un fulmine nel novembre 1990, il Duomo di Como è stato oggetto di una vastacampagna di restauri, finalizzati alla valorizzazione dell’intero complesso. Negli studi pubblicati in occasione del sesto Centenario della fondazione della Cattedrale è stato messa in particolare luce la magia delle proporzioni geometriche e quindi l’intrinseca armonia degli spazi  rimaste inalterate nei secoli.
A causa del felice esito dei vari apporti, e dei differenti artefici della cattedrale, già l’architetto Federico Frigerio, comasco, conoscitore  e benefattore del Duomo, aveva icasticamente e con ragione parlato de il "nostro armonioso ibrido". Tale complessità può essere paragonata  a quella di un poema sinfonico, che riprende e colora mediante impasti timbricoritmici e cadenze diverse, un dinamico programma melodico entro una affascinante e unitaria armonia.


Lungo 87 metri, largo 36-56 metri, alto 75 metri al culmine della cupola, presenta un impianto a croce latina con tre navate e transtetto sormontato da un'imponente cupola. All'interno vi sono custoditi arazzi del XVI secolo e XVII secolo, eseguiti a Ferrara, Firenze, Anversa e dipinti cinquecenteschi di e di Gaudenzio Ferrari
La facciata del Duomo di Como, realizzata tra il 1447 e il 1498, ci appare oggi perfettamente allineata al Broletto ed alla torre civica (diventata nei secoli campanile del Duomo stesso), ma è questo un aspetto non scontato e quasi singolare, considerando che il Duomo non nasce su un terreno libero da vincoli e preesistenze, ma sull'area che ospitava l'antica chiesa di Santa Maria Maggiore. Il Broletto venne costruito in quest'area a diretto contatto con la chiesa, non come in altre città, affacciandosi e fronteggiandosi sulla stessa piazza, ma affiancandosi alla chiesa di Santa Maria Maggiore e a quella di San Giacomo sul lato opposto (anticamente lunga quasi il doppio dell'attuale, arrivando così fin quasi ad allinearsi col Broletto). Il Broletto attuale è solo in realtà la facciata di un edificio in origine quadrilatero, che con le due chiese formava un unico complesso.
Quando si decise di intervenire sulla chiesa, ampliandola, si iniziarono ad impostare i pilastri nella parte dell'altare, mantenendo lo stesso interasse di quelli esistenti, così facendo la facciata si sarebbe venuta a trovare o arretrata rispetto a quella del Broletto, oppure decisamente nel mezzo dell'antistante piazzetta; si decise perciò a quel punto di impostare la facciata allineandosi al Broletto, impostando poi di conseguenza la disposizione interna. Secondo alcuni racconti invece il Broletto era in origine più lungo di due arcate, sacrificate per far posto alla chiesa.Durante gli scavi vennero ritrovate alcune fondazioni che si pensò appartenessero alla parte mancante del Broletto ma studi più approfonditi hanno permesso di capire come invece in quella posizione si situasse il campanile di Santa Maria Maggiore, poi distrutto per fare posto all'ampliamento della chiesa, le
 campane furono "provvisoriamente" sistemate sulla torre civica che divenne da quel momento definitivamente il campanile della nuova chiesa.
Nel medioevo scultura, pittura ed altre forme d'arte presenti nelle chiese erano pensate per la preghiera del popolo analfabeta e dovevano perciò raccontare gli aspetti principali della messa e i racconti del vangelo: la facciata del Duomo di Como è la rappresentazione esterna di questa preghiera che nasce dall'interno della chiesa e si manifesta poi al di fuori. La facciata è organizzata con una composizione che "rispecchia" l'organizzazione dello spazio interno a tre navate, e presenta molte analogie sia con la facciata del Duomo di Milano, sia con quella di Sant'Agostino, sempre a Como.


La facciata, di chiara matrice gotica (, è suddivisa verticalmente da 4 lesene, decorate da serie di sculture, che suddividono una zona centrale e due laterali; la prima presenta il portale d'ingresso, un rosone ed ai suoi lati due finestre dalla forma allungata, le parti laterali presentano ciascuna una porta d'ingresso ed una bifora posta al di sopra.
La maggior parte delle sculture presenti sulla facciata sono riconducibili ad Amunzio da Lurago, o alla sua scuola, e sono realizzate in stile gotico, alcune di queste sculture presentano però caratteri propriamente rinascimentali (sono ad esempio più staccate dalla parete e dotate di autonomia dal fondo mentre quelle gotiche formano un tutt'uno con la parete di fondo). Al di sopra del portale sono presenti due tondi all'interno dei quali due sculture rappresentano Adamo ed Eva, al di sopra sono presenti cinque sculture di santi poste all'interno di una sorta di loggia (organizzate come in un polittico) con al centro la Madonna e ai suoi lati S. Giovanni Battista e Sant'Abbondio mentre nelle nicchie più esterne si trovano San Proto e San Giacinto; al di sopra di queste sculture è presente un altro tondo (anch'esso chiaramente gotico) in cui la scultura di un giovinetto, secondo le convenzioni dell'epoca, rappresenta lo Spirito Santo (questo tipo di rappresentazione fu abolita nel '700 da Papa Benedetto XV);[senza fonte] sulla sommità del rosone è posta una piccola edicola in cui una statua rappresenta Dio Padre, al di sopra del rosone sono presenti tre edicole, le due ai lati rappresentano l'arcangelo Gabriele l'una, e la vergine l'altra, mentre quella superiore, al centro (di chiaro stile rinascimentale) rappresenta la resurrezione.



La parte centrale della facciata è strutturata in modo molto preciso: alla base Adamo ed Eva rappresentano l'umanità, mentre salendo s'incontrano i santi e ancora più sopra, nel punto più alto, Dio. Questo tipo di impostazione si rispecchia in quella dell'intera facciata: nella parte più bassa delle lesene sono rappresentati uomini comuni salendo si incontrano i santi sia sulle lesene sai ai bordi delle finestre nella parte centrale, salendo lungo la facciata e nell'ideale scala gerarchica, si trova nel punto più alto il "gugliotto" che rappresenta Dio.
Nella facciata è inoltre possibile ritrovare, al centro, la Santissima Trinità: lo Spirito Santo, rappresentato al di sotto del rosone, questo a sua volta rappresenta Cristo, mentre al di sopra del rosone è rappresentato Dio Padre. Al di sopra del portale e delle porte d'ingresso laterali sono presenti delle lunette in cui sono rappresentate scene della vita di Maria: al centro, sopra il portale, è rappresentata l'adorazione dei magi, mentre le altre scene (presenti anche al di sopra delle porte sui lati della chiesa) rappresentano la visita di Maria ad Elisabetta, la presentazione al tempio, la fuga in Egitto; le due edicole sopra il rosone mostrano invece l'annunciazione.
Operando un altro tipo di lettura è possibile notare come la facciata del Duomo di Como rappresenti idealmente la società dell'epoca, che ha partecipato, in diverso modo alla sua realizzazione: così gli ordini monastici sono rappresentati dalle statue dei santi loro fondatori o confratelli, ed allo stesso modo le diverse corporazioni avevano fatto inserire il loro santo protettore, nella parte bassa invece uomini e donne comuni, di cui si è già parlato, rappresentano il popolo nella sua interezza, accanto ad alcuni simboli che Raffigurano probabilmente le famiglie più importanti della città che avevano evidentemente sovvenzionato la costruzione. Così come in una scena tutta la società comasca dell'epoca è idealmente rappresentata nella facciata del suo Duomo.
è possibile notare alcune particolarità probabilmente non casuali: nella lesena di sinistra, in direzione del lago, è rappresentato San Cristoforo, protettore dei viaggiatori e, a fianco, con bastone e cappa, San Giacomo, pellegrino e viaggiatore per eccellenza, entrambi rivolti verso del lago. Sulla lesena di destra invece troviamo San Francesco e, vicino, altri frati francescani, e non pare casuale che in quella direzione si trovassero all'epoca alcuni conventi francescani; lo stesso vale per altri santi fondatori di altri ordini monastici, presenti nella città; dovendo poi riempire tutte le "caselle" che compongono la facciata si è poi tralasciata questa sorta di disposizione simbolica inserendo i vari santi in modo più casuale.
Dalla composizione geometrica della facciata è possibile comprendere perché le due finestre ai lati del portale siano più alte di quelle laterali: se a partire dal rosone si immagina di tracciare un cerchio ad esso concentrico, che passi per il tondo in cui è rappresentato lo Spirito Santo, si ottiene il vertice delle finestre centrali, mentre con un altro cerchio, concentrico ai precedenti, che passi per la 


La cattedra episcopale e il vecchio altare maggiore, oggi non più utilizzato
Il primo intervento di restauro che ha interessato la facciata del Duomo di Como risale al 1933 quando, per correggere lo "strapiombo" della facciata (che rischiava di crollare sulla piazza antistante), si è operato "smontando" le pietre della parte superiore e ricomponendole "a piombo" nella loro esatta posizione. Un ulteriore intervento, nel secondo dopoguerra, ha interessato il gugliotto che, colpito da un fulmine, aveva subito una torsione rimanendo però miracolosamente al suo posto. Più recentemente si è intervenuto per salvaguardare le statue di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane poste ai lati del portale che, a causa dello smog ed altre impurità, rischiavano di essere corrose, si sono perciò posizionate, a protezione delle due statue, due teche di vetro che dopo alcuni anni sono ormai entrate a far parte dell'immagine consolidata della facciata. Altri interventi più recenti hanno infine interessato la sostituzione di alcuni marmi che compongono la facciata, eccessivamente rovinati, si è così inoltre potuto restituire alla facciata stessa una cromia più veritiera, eliminando così la comune convinzione che “le cattedrali erano bianche come i mulini”.


Per quanto riguarda l' interno, si tratta di un maestoso spazio a tre navate scandite da due file di pilastri che marcano interassi di lunghezza diversa. Le pareti sono decorate da dipinti fra i quali spiccano I santi Sebastiano e Cristoforo (secondo altare della navata destra), l' Adorazione dei pastori di Bernardino Luini, sormontata da Due profeti, e lo Sposalizio della Vergine di Gaudenzio Ferrari (terzo altare della navata destra). Dei due pittori ritroviamo nel transetto, accanto all'altare dedicato a Sant'Abbondio (dall'esuberante apparato decorativo del 1514 di Giovanni Angelo Del Maino che ritroviamo nel 1515 attivo per l'altare del Crocefisso), patrono della città, rispettivamente i dipinti l'Epifania e la Fuga in Egitto. Ancora del Luini, sulla parte destra del transetto, la Pala Raimondi (o Sacra Conversazione o pala di San Gerolamo) commissionatagli dal cardinale Scaramuccia Trivulzio, allora vescovo di Como[6]. L'altare maggiore, opera del 1728 in marmo, onice e bronzo di stile barocco è fronteggiato dall'antico altare della preesistente chiesa di Santa Maria Maggiore, risalente al 1317 e decorato da sculture dei Maestri campionesi. Nel Duomo sono inoltre sepolti numerosi prelati ed un laico: Benedetto Giovio, fratello maggiore del più noto Paolo Giovio.

 

Bibliografia

  • Alberto Artioli, Il duomo di Como. Guida alla storia. Restauri recenti, Nodolibri (collana Storie d'arte, 1990.
  • Stefano Della Torre , Maria Letizia Casati (a cura di), Il progetto della cupola del Duomo di Como, Nodolibri, 1996, 28-30.
  • Maria Teresa Binaghi Olivari, I vescovi Trivulzio e il Duomo di Como, in Le arti nella diocesi di Como durante i vescovi trivulzio, Atti del convegno, Como 26-27 settembre 1996, Como 1998, 11-19.
  • AA.VV., Como Cernobbio e Brunate, Editrice Lariologo, Como, ISBN 88-87284-21-0
  • Raffaele Casciaro, Maestri e botteghe del secondo Quattrocento, in Giovanni Romano e Claudio Salsi (a cura di), Maestri della Scultura in Legno nel ducato degli Sforza, Silvana Editoriale, 2005.
  • Marco Albetario, Giovanni Angelo del Maino e Gaudenzio Ferrari, alle soglie della maniera moderna, in «Sacri Monti. Rivista di arte, conservazione, paesaggio e spiritualità dei Sacri Monti piemontesi e lombardi», I, 2007, 339-364.
  • Maria Teresa Binaghi Olivari, Bernardino Luini, 5 continents Editions, Milano 2007.
  • Marco Albetario, Spunti per la lettura dell'ancona, in «Tota enitet auro». L'ancona dell'Assunta nel santuario di Morbegno, Morbegno 2007, 65-85.
  • Marco Albetario, Una scheda su Giovanni Angelo Del Maino. (Tra il 1500 e il 1515), in «Rassegna di Studi e di Notizie», XXXI, 2007-2008, 13-36.

sommità dell'edicola più alta si trova il vertice delle finestre laterali, infine con un altro cerchio, sempre concentrico ai precedenti, che passi per la sommità del gugliotto, è possibile individuare la posizione delle due porte d'ingresso laterali. In ultimo, anche la posizione del rosone non risulta casuale all'interno della facciata, è infatti possibile notare come, descrivendo il più grande triangolo contenuto all'interno della facciata, il rosone si trovi nel suo centro. E' infine possibile notare che, ai lati del portone principale, siano state collocate le statue raffiguranti Plinio il vecchio e Plinio il giovane. I due naturalisti e scienziati romani, sono probabilmente l'unico esempio di rappresentazione scultorea di personaggi laici sulla facciata di un duomo.


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