L’attuale cattedrale sorge su una basilica preesistente (Santa Maria Maggiore). L a posa della prima pietra avvenne nel 1396; la costruzione del duomo terminerà nel 1744, con l’elevazione della cupola progettata da Filippo Juvara.
Alla fine del ‘400 le navate gotiche della nuova cattedrale erano compiute. A metà del ‘500 mancano ancora le absidi laterali e la cupola, che sarà terminata quasi 200 anni dopo. Nel museo civico di Como sono conservati i modellini del duomo, in particolare quelli di Cristoforo Solari detto Il Gobbo, chiamato a rielaborare il progetto fatto da Tommaso Rodari.
La facciata del tempio va letta come un polittico gotico dove ogni raffigurazione ha un significato preciso e occupa spazi che rispettano una rigida gerarchia orizzontale e verticale. Sulla base sono raffigurati molti segni di preparazione battesimo e al conseguente ingresso in chiesa (un tempo i non battezzati non potevano accedere alle strutture religiose).
Il duomo, dedicato all’assunta è un grande inno alla Vergine, che occupa un posto privilegiato in questa facciata, proprio sull’asse della porta principale, affiancata dai Santi Proto, Giovanni Battista, Abbondio e Giacinto. Le statue furono eseguite tra il 1484 e il 1485 da Tommaso Rodari.
Il tema dell’annunciazione ricorre più volte. L’angelo e l’Annunciata sono separati dal rosone, che in questo caso assume la funzione di arco di trionfo.
La parte più alta della facciata reca, proprio sull’asse centrale, l’edicola con il Cristo risorto con ai lati un angelo e forse la Maddalena, molto venerata in tutta l’area comasca. Sempre all’esterno cinque lunette sono dedicate alla vita della Vergine. La porta della rana ricorda la visita a Santa Elisabetta, che annuncia alla vergine la prossima maternità. Tutte le figure delle lesene dell’arco che fa da cornice alla lunetta sono maschili. Questa parte di edificio è particolarmente ricca per quanto riguarda l’apparato decorativo poiché da lì passavano il vescovo e accompagnato dai canonici e le autorità civili.
La porta di destra è sormontata dalla raffigurazione dei pastori giunti a Betlemme per la nascita di Cristo. La destra rispetto all’altare è una posizione privilegiata: gli umili qui trovano una posizione di riguardo. Nel frattempo viene rispettata la cronologia dei fatti, all’annunciazione alla nascita.
Sopra la porta di sinistra sta la scena della presentazione al tempio. Gesù sull’altare appare come offerta sacrificale.
Sopra la porta principale l’adorazione dei Magi. A tale episodio della vita di Maria si da più spazio a sottolineare l’aspetto regale e divino dell’epifania.
Il ciclo termina sull’arco meridionale del tempio con la fuga in Egitto.
Scarno ed essenziale tutto l’impianto di questa porta, dove i personaggi sono femminili. Nell’archetto stanno le Virtù Cardinali e Teologali (precedentemente incontrate nella lunetta della Stanza della Signatura, Raffaello, 1508-24 Stanze vaticane). Elemento centrale è la carità quasi per dire che se non c’è questa virtù le altre sono vanificate.
L’altare dell’antica basilica di Santa Maria maggiore realizzato nel 1317, per 257 anni (1729-1976) è rimasto nascosto nel corpo dell’altare barocco rimosso in occasione dei restauri. È opera di mastri campionesi, che unirono elementi gotici e tradizione figurativa romanica, come gli archi decorati con fiori che fanno da cornice ai personaggi.
Dal lato settentrionale si entra passando dalla porta della rana.
Mentre all’esterno i decoratori diedero sfogo alla parte ornamentale, l’interno è spoglio. Sui pilastri gli strumenti della passione. Passione che precede la resurrezione. Anche l’altare della passione è dovuto al Rodari. Venne scolpito nel 1492 nel marmo di Musso. Committenti furono Bartolomeo Parravicini e Giovanni Giacomo, suo nipote.
Ai piedi della croce vi sono Giovanni, la madre e la Maddalena. È la formella più alta. Il crocifisso staccato dai dolenti da un paesaggio roccioso, segue gli schemi dell’iconografia tedesca e fiamminga. Il culmine della passione termina con il Cristo risorto, e quattro angeli adoranti sullo soofndo azzurro del muro, leggermente scavato dietro al risorto.
Dalle linee sobrie e controllate degli altari Rodaniani, all’architettura barocca ridondante di elementi scenografici di quello dell’assunta. L’angelo incensante si fa al cantico dei cantici. Salomone profetizza la gloria di Maria chiedendo: “chi è costei che sorge come l’aurora? Bella come la luna, fulgida come il sole?”
Gli stucchi dell’abside sono di Pietro Silva da Morvio. Nel duomo, dal 1666-69 lavorò anche il figlio Agostino.
Il battistero (1599) venne progettato da Giovanni Piotti, sovrintendente alla fabbrica del Duomo. Il tempietto accoglie il fonte battesimale quattrocentesco, opera di maestri locali con scene di vita di S Giovanni Battista.
Nessun commento:
Posta un commento