lunedì 9 maggio 2011

Ricerca santuario della Madonna dei Miracoli. Novati Monica 4F

Santuario della Madonna dei Miracoli




Il Santuario della Madonna dei Miracoli posto al di fuori del tracciato delle mura del borgo di Cantù lega la sua origine ad un episodio miracoloso avvenuto nella seconda metà del 1500, è una chiesa cinquecentesca elevata fra il 1554 e il 1555, come attestano le due iscrizioni poste nella parete sinistra del santuario, per devozione a un' immagine considerata miracolosa e detta la Madonna Bella dipinta sul rudere di una chiesetta fuori dall' antica porta in Campo Rotondo a circa 360 metri dal sito del santuario. Eretta direttamente sul luogo a testimonianza di un prodigio, fu benedetta la prima pietra nel 1554 dal nobile reverendo Don Andrea Sola, Vice preposto di Galliano. Il prodigio in questione, sarebbe che secondo tradizione, nel maggio 1543 una giovane cittadina oppressa dagli effetti della carestia per la distruzione dei raccolti provocata dalle tempeste dell' anno prima, fosse andata a pregare davanti all' immagine della Madonna Bella. Le apparve una matrona con un vestito bianco che la invitò ad andare con la sua famiglia a mietere subito la segale, già inspiegabilmente matura. La notizia del miracolo si diffuse nel borgo e da allora la Madonna Bella è diventata la Madonna dei Miracoli con il relativo santuario. Ogni anno il 15 e il 16 agosto ci sono le celebrazioni religiose della Madonna Assunta con l' indulgenza plenaria, accanto alle quali si svolge l' omonima fiera.
La presenza dell'immagine della Vergine con il Bambino situata oltre la porta detta di Campo Rotondo, attuale piazza degli Alpini, è motivo determinante per l'edificazione della chiesa, sorta nel 1554 dopo un periodo appunto, di grave carestia che ha coinvolto tutto il territorio della Brianza. Questa Madonna Bella oggi conservata sopra l'altare, ha origine trecentesche e probabilmente era collocata all'interno di un più articolato edificio sacro di cui non rimane traccia; essa si mostra frontalmente tra due angeli musicanti davanti ad un trono ligneo tricuspidato evidenziando un linerismo gotico e un gusto decorativo raffinato
Il Santuario crollò nel 1837, ma venne subito riedificato sotto la direzione dell’ architetto Giacomo 

Moraglia, così da esser nuovamente inaugurato nel 1863.



La chiesa ha un impianto basilare a tre navate sormontate da volte a cupola in corrispondenza del transetto; della struttura originale cinquecentesca rimangono le parti affrescate del presbiterio e del coro in quanto facciata e navate vengono ricostruite nel 1843 in seguito al crollo avvenuto per il cedimento di un pilastro nel 1837. Si percepisce dunque una doppia spazialità definita da luci, colori e materiali differenti utilizzati per i due ambiti. Da notare le quattro colonne centrali realizzate in stucco ad imitazione di un materiale più costoso come il marmo apuano e la scelta dell' architetto G. Moraglia di ricostruire la navata centrale ad altezza minore (2 metri). Se le navate appaiono con i toni dominanti del bianco e dell'ocra, lo spazio attorno all'altare è invece completamente saturo di tinte vivaci ed esuberanti tra cornici in stucco. Il Santuario, all’infuori del presbiterio, fu ricostruito nella seconda metà dell’800, dopo il rovinoso crollo, su disegno di Giacomo Moraglia. Fu abbellito con stucchi, bassorilievi, ornamenti e pitture e l’immagine della miracolosa Madonna Bella fu trasportata sull’altare maggiore. Il coro attuale era adibito a luogo dove si venerava l’immagine miracolosa della Madonna Bella fino al 1638, anno in cui uno dei fratelli della Rovere, detti i Fiamminghini e precisamente Giovanni Mauro, finiva i lavori nella Cappella grande, che diventa poi presbiterio accogliendo l' altare maggiore. Gli affreschi molto interessanti del coro sono d’autore ignoto e sono posteriori (1724). Sulla navata di sinistra è visibile "L’incoronazione della Vergine" di Camillo Procaccini (1610) e sull’altare minore "L’apparizione di Cristo a S. Teresa" (Grandon -1714). L’altare maggiore in marmo è del 1852 e fu ideato dal pittore Pompeo Calvi con il dossale di marmo bianco che fa da bella cornice alla sacra immagine della venerata Madonna Bella. L'apparato decorativo seicentesco è stato approntato in seguito alla visita pastorale del 1570 di San Carlo Borromeo che aveva notato la mancanza di pitture e l'aspetto disadorno dell'edificio.
Tra il 1637 e il 1638 interviene allora il pittore milanese Giovanni Mauro della Rovere, il quale in un tempo breve realizza una serie estesa di affreschi stilisticamente affini alla pittura del Morazzone e del Procaccini. Notevoli per la ricchezza descrittiva, per i personaggi e l'attenzione ai dettagli le scene poste ai lati dell'altare rappresentanti la visita dei Magi e le nozze di Cana.




Si è avvolti da un colorismo accentuato che predilige i contrasti complementari, le ombre misurate e gli spazi dilatati, secondo quei dettami della riforma borromaica e l'influenza artistica spagnola che portavano ad esasperare gli atteggiamenti e le passioni. Da notare in entrambi soggetti la ricerca del dinamismo e la sovrapposizione dei personaggi intenti a dialogare con gli sguardi oltre che con l'accentuata gestualità.  Tutto è raccontato, filtrato dalla cultura seicentesca, dalle pietanze poste sull'orizzontale della mensa agli spazi voltati su un colonnato all'interno di un palazzo e anche i particolari dei cagnolini che litigano in primo piano. Questa descrizione precisa del quotidiano - il nano giullare, i muli, le scimmie e i cammelli è evidente altresì nella visita dei Magi alla Sacra Famiglia, colta all'interno di una capanna assai articolata, composta da un rocchio di  colonna, un ingresso ad arco ed una copertura in legno e paglia; si accingono con i doni i Re Magi dalle vesti coperte da mantelli preziosi di gemme e oro.
 Il tema dell'Assunta è sviluppato nella cupola impostata su pianta rettangolare; la volta del coro si presenta ricca di stucchi, disposti a crociera e risolta al centro, nell’area dominante, con la figura del Padre Creatore che si affaccia ancora ad angeli musicanti. La verticalità e la spinta verso il cielo azzurro sono enfatizzate dalla prospettiva di un porticato suddiviso in otto parti, inquadrato dal basso, quasi una scenografia teatrale elaborata nel continuo affiancarsi di forme concave e convesse all'interno delle quali si pongono le figure dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone. L’autore, con la sua opera, impreziosì la cupola al cui centro è raffigurata la Vergine Assunta circondata da putti festanti, che si elevano sopra un porticato di otto scomparti, contenenti il profeta Ezechiele, Re Davide, il profeta Geremia, Re Salomone, il profeta Isaia, il profeta Mosè , tutti assisi sul trono. Queste opere fanno pensare all’influenza di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari con l’intensa veste cromatica che sembra avvolgere l’altare. Il coro è stato affrescato da un artista del XX secolo che rappresenta episodi della vita di Gesù.                             La cupola, impostata sopra questa pianta rettangolare di circa m. 7 x 8, è dedicata al tema dell’Assunta in un ambiente di scenografia teatrale: un porticato ad anello, visto dal basso, apre al cielo dove la Vergine troneggia in mezzo ad un coro di nubi e di angeli musicanti; negli otto scomparti del porticato e tra gli spazi giocati nella sottostante balaustra, si alternano figure solenni di biblici re,10 profeti e sibille mescolate insieme a putti festanti.





Lo stesso tema della Vergine Maria è ripreso nel nicchione centrale della facciata, di esecuzione novecentesca, su progetto dell'arch. I. Zanolini che già aveva svolto il medesimo tema per il Collegio Gallio di Como. La parte inferiore è divisa in tre scomparti da lesene affiancate, sormontate da un cornicione, mentre la parete in corrispondenza della navata centrale è interamente occupata dalla nicchia raggiata.  Sulle pareti di sinistra, del fondo e di destra sono rappresentati episodi che esaltano (eccezion fatta per il riquadro dedicato alla Strage degli innocenti) Maria protagonista: La visita a Santa Elisabetta, La presentazione al Tempio, I pastori alla Grotta, La fuga in Egitto, Il sogno di Giuseppe e La chiamata dei pastori. Particolarmente meritevoli di segnalazione sono pure due opere pittoriche tuttora presenti: L’Incoronazione della Vergine, di Camillo Procaccini (1551-1629, alla cui bottega sicuramente imparò Giovan Mauro) e L’Apparizione di Cristo a Santa Teresa, di Carlo Grandon (sec. XVIII), donato al Santuario dal Canonico Torriani nel 1777. Tra gli arredi notevole è il pulpito di legno, di stile cinquecentesco, realizzato nel 1909 da Carlo Arnaboldi, direttore della Regia Scuola d’Arte del mobile e del merletto di Cantù, antenata dell’attuale Istituto Statale d’Arte. Il manufatto presenta 4 riquadri, fra cui uno dedicato alla costruzione del Santuario e uno al miracolo dell’apparizione della Madonna nel 1543. La facciata classicheggiante è suddivisa inferiormente da lesene in 3 parti, mentre nella parte supe- riore si apre una nicchia raggiata che contiene la statua della Immacolata Concezione, con un’ornamentazione di tipo barocco.

BIBLIOGRAFIA
C. Annoni, Monumenti e fatti politici e religiosi del borgo di Cantù e della sua pieve, Ferrario, Milano 1835.
G. Motta ed A. Orombelli, Il Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù, La Grafica, Cantù 1965.

 


 

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