KARIN BRENNA IV F
Presto la notizia si diffuse in tutta la zona dando inizio al culto di Santa Maria Bella, i tanti miracoli che si raccontano la fecero diventare la Madonna dei Miracoli.
L’immagine è ora conservata sopra l’altare e risale al 1300, forse un tempo posta in un altro edificio sacro e rappresenta Maria, tra due angeli musicanti davanti ad un trono in legno tricuspidato, con un raffinato stile gotico.
All’esterno della chiesa colpisce subito l’osservatore, la bella facciata in stile barocco, ma con un gusto che risente anche del neoclassico; fu terminata nel 1900 per opera dell’architetto Zanolini ed è ricca di elementi decorativi: nella parte inferiore, presenta delle lesene che la dividono in tre scomparti; nella parte superiore, si trova la statua della Madonna Immacolata, custodita dentro una nicchia raggiata.
All’interno presenta una struttura a tre navate, sormontate da volte a cupola in corrispondenza del transetto; la volta centrale era in origine più alta dell’attuale di due metri circa, come evidenzia l’affresco sulla parete.
La cupola, impostata sopra una pianta rettangolare di circa m. 7 x 8, è dedicata al tema dell’Assunta rappresentato con una scenografia teatrale: un porticato ad anello, visto dal basso, apre al cielo dove la Vergine troneggia in mezzo ad un coro di nubi e di angeli musicanti; negli otto scomparti del porticato e tra gli spazi giocati nella sottostante balaustra, si alternano figure solenni di biblici re, 10 profeti e sibille mescolate insieme a putti festanti. La verticalità e la spinta verso il cielo azzurro sono enfatizzate dalla prospettiva di un porticato suddiviso in otto parti, inquadrato dal basso, scenografia elaborata nel continuo affiancarsi di forme concave e convesse all'interno delle quali si pongono le figure dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone tutti assisi sul trono.
Il Fiamminghino si occupò magistralmente anche della cupola.
Sulle pareti del presbiterio verso la chiesa, sempre ad opera del Fiammenghino, troviamo due bellissime raffigurazioni: La visita dei Re Magi (a sinistra) e Le nozze di Cana (a destra).
Le vistose differenze all’interno del santuario sono dovute al crollo che nel 1837 interessò la struttura e costrinse ad una lunga e dispendiosa ristrutturazione.
Nella seconda metà del ’800 un altro crollo, portò alla ricostruzione dell’esterno del presbiterio, che fu però abbellito con degli stucchi, dei bassorilievi, degli ornamenti e opere pittoriche dall’architetto Giacomo Moraglia e, sempre in questa occasione, l’immagine della Madonna Bella fu spostata sull’altare maggiore, in marmo bianco, opera del Calvi, perfetta cornice per la sacra effigie.
Tra il 1637 e il 1638 interviene il pittore milanese Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, il quale in un tempo breve realizza una serie estesa di affreschi stilisticamente affini alla pittura del Morazzone e del Procaccini. Notevoli per la ricchezza descrittiva, per i personaggi e l'attenzione ai dettagli le scene poste ai lati dell'altare rappresentanti la visita dei Magi e le nozze di Cana. Si è avvolti da un colorismo accentuato che predilige i contrasti complementari, le ombre misurate e gli spazi dilatati, secondo quei dettami della riforma borromaica e l'influenza artistica spagnola che portavano ad esasperare gli atteggiamenti e le passioni. Da notare in entrambi soggetti la ricerca del dinamismo e la sovrapposizione dei personaggi intenti a dialogare con gli sguardi oltre che con l'accentuata gestualità. Tutto è raccontato, filtrato dalla cultura seicentesca, dalle pietanze poste sull'orizzontale della mensa agli spazi voltati su un colonnato all'interno di un palazzo e anche i particolari dei cagnolini che litigano in primo piano. Questa descrizione precisa del quotidiano - il nano giullare, i muli, le scimmie e i cammelli è evidente altresì nella visita dei Magi alla Sacra Famiglia, colta all'interno di una capanna assai articolata, composta da un rocchio di colonna, un ingresso ad arco ed una copertura in legno e paglia; si accingono con i doni i Re Magi dalle vesti coperte da mantelli preziosi di gemme e oro.
Tra il 1846 e il 1909 furono rifatti l’organo, l’altare maggiore e il pulpito in stile cinquecentesco, ma non sempre la nuova struttura si integra bene con la struttura antica, diversa la spazialità definita da luci, colori e materiali diversi; nelle navate i toni dominanti del bianco e dell’ocra, si distinguono dallo spazio attorno all’altare che presenta invece colori vivaci e decisi. La volta del coro si presenta ricca di stucchi, disposti a crociera e risolta al centro, nell’area dominante, con la figura del Padre Creatore che si affaccia ancora ad angeli musicanti.
Sulle pareti di sinistra, del fondo e di destra sono rappresentati episodi che esaltano (eccezion fatta per il riquadro dedicato alla Strage degli innocenti) Maria protagonista: La visita a Santa Elisabetta, La presentazione al Tempio, I pastori alla Grotta, La fuga in Egitto, Il sogno di Giuseppe e La chiamata dei pastori. Particolarmente meritevoli di segnalazione sono due opere pittoriche tuttora presenti: sulla navata di sinistra vi è L’Incoronazione della Vergine, di Camillo Procaccini risalente al 1610 e, sull’altare minore, L’Apparizione di Cristo a Santa Teresa, di Carlo Grandon del 1714.
La Madonna Bella, conservata nella parte superiore di marmo bianco venato dell'altare che si erge tra coro e presbiterio, risale al 1300 e probabilmente era collocata all'interno di un più articolato edificio sacro di cui non rimane traccia. La Vergine è rappresentata tra due angeli musicanti davanti ad un trono ligneo tricuspidato evidenziando un linearismo gotico e un gusto decorativo raffinato.
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