mercoledì 25 maggio 2011

Marta Boffini 4°F


                     


 INTRODUZIONE

Il Santuario della Madonna dei Miracoli o Madonna Bella di Cantù è il simbolo principale della fede Canturina e della protezione divina. Nel 1543, secondo la tradizione popolare, fuori della porta di Campo Rotondo vi era un pilastro su cui era dipinta l’immagine di S. Maria Bella, oggetto di devozione da parte dei viandanti e degli abitanti delle cascine del luogo. In tale periodo la gente non aveva di che sostentarsi a causa di una tremenda carestia e verso maggio, la popolazione era stremata e disperata. Angiolina della Cassina Novello, impietosita per i genitori e la famiglia indigente ed affamata, andò a pregare presso l’immagine di Maria Bella. Al termine della preghiera, alla fanciulla apparve una donna bellissima coperta da una bianca veste che le disse: "Ritorna alla tua famiglia e dì ai tuoi che vengan fuori a mietere la segale che è tutta matura". Angiolina corse a casa e narrò piangendo l’accaduto. La segale, improvvisamente maturata in un tempo in cui "grano maturo non doveva essere", fece vivere comodamente tutta la gente del posto e così terminò la miseria. Tale strepitoso miracolo si divulgò nel territorio circostante ed iniziò il culto di S. Maria Bella. Un manoscritto di quei tempi ricorda ben cento e più miracoli operati per intercessione dell’immagine di S. Maria Bella, chiamata per questo Madonna dei Miracoli.Nel 1570 S. Carlo Borromeo, in visita pastorale, espresse il desiderio di fare dipingere la grande Cappella.Nel 1920 il Cardinale Ferrari sostò in preghiera davanti alla Sacra Immagine della Madonna.









STRUTTURA DELLA PIANTA

La chiesa ha un impianto basilare a tre navate sormontate da volte a cupola in corrispondenza del transetto


                                           LA FACCIATA

La facciata venne ricostruita nel 1843 in seguito al crollo avvenuto per il cedimento di un pilastro nel 1837.
La parte inferiore è divisa in tre scomparti da lesene affiancate, sormontate da un cornicione, mentre la parete in corrispondenza della navata centrale è interamente occupata dalla nicchia, o vano sagomato raggiato ,contenente la statua dell’immacolata




PITTURA

L'apparato decorativo seicentesco è stato approntato in seguito alla visita pastorale del 1570 di San Carlo Borromeo che aveva notato la mancanza di pitture e l'aspetto disadorno dell'edificio.
Tra il 1637 e il 1638 interviene allora il pittore milanese Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, il quale in un tempo breve realizza una serie estesa di affreschi notevoli per la ricchezza descrittiva, per i personaggi e l'attenzione ai dettagli. Si è avvolti da un colorismo accentuato che predilige i contrasti complementari, le ombre misurate e gli spazi dilatatie nelle figure si può notare la ricerca del dinamismo. Tutto è raccontato, filtrato dalla cultura seicentesca.


LA CUPOLA

La cupola si imposta sopra una pianta rettangolare di circa 7,5 x 7,83 m.
E il Fiammenghino la dedica interamente al tema dell’assunta.
La composizione emana una notevole spinta ascensionale ,la superficie è occupata per la maggior parte da un porticato ad anello visto dal basso e ciò dimostra l’abilità del pittore nella rappresentazione prospettica. Al centro troviamo  uno spazio di cielo azzurro nel quale si staglia la figura librante della vergine  circondata da una corona di nubi e angeli musicanti.
La madonna è dipinta sopra una lastra di metallo  riconducibile forse a una lanterna predisposta  prima di aver scelto il tema dell’Assunta.
Il porticato  è  suddiviso in otto scomparti, quattro di questi  sono rientranti rispetto agli altri quattro; questi ultimi sono costituiti da quattro colonne ioniche, le quali creano una sorta di padiglione che contiene le figure in trono dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone.
Due degli scomparti rappresentati rientranti sono curvi con una trabeazione sostenuta da una colonna centrale.
Dalle due balaustre sporgono seduti tre putti alati che  tengono tra le mani rami di palma,rosa e giglio. Nella parte sottostante la volta entrano in gioco gli stucchi, sobri e di elegante sapore lombardo tardo-cinquecentesco. Nei pennacchi troviamo targhe con figure allegoriche.
Per ogni angolo del presbiterio troviamo otto putti disposti a due a due ,muniti di strumenti a fiato e a corda. Nelle altre due pareti invece troviamo la rappresentazione dei due profeti Isaia e Mosè



PARETE VERSO IL CORO

L’arcata ha un largo fregio  dipinto ad angeli che reggono simboli della passione, sopra le due lesene gli angeli presentano i simboli delle Litanie Lauretane e risaltano poiché sono rappresentati sopra un finto mosaico a tessere d’oro.
L’arco nel mezzo è decorato da una targa, a mo’ di  serraglia, su cui si libra lo Spirito Santo.Fra il cornicione e l’arco, i due sguanci celebrano l’Annunciazione di Maria Santissima.
Il sottarco e le sue lesene hanno un decoro di stucchi elegantissimi. Lungo le lesene scendono a coppia rami di rose e si gigli legati da nastri cadenti.


PARETE VERSO LA CHIESA

I due profeti che occupano gli sguanci ossia una  conformazione ad angolo acuto o ottuso, di una struttura muraria o della svasatura di un muro, in corrispondenza di una porta o di una finestra svasate, sono, guardando da sinistra a destra Daniele e Abacuc.

PARETE DI SINISTRA
 Qui troviamo le figure dei profeti  Michea e Giona .Sotto la ghiera dell’arco si apre una finta finestra ,che ha il vano decorato a trompe l’oeil con un serramento a vetri piombati, da qui escono due angioletti che stanno per aprirne la parte superiore nell’atto di voler volare all’interno. 


 
La finestra è affiancata da due figure di sibille sedute;il loro portamento e le vesti lasciano pensare che una sia Tiburtina e l’altra l’Eritrea.
Appena sotto il cornicione corrente si dispiega l’affresco, che illustra la visita dei Magi.
Al centro, per mezzo di un fornice, che fa parte di un rudere classico, si scorge la stalla in penombra, qui si possono notare il bue e l’asino. A destra possiamo notare una colonna su un piedistallo e sopra di essa troviamo una tettoia di paglia che copre il tutto.
La copertura di paglia si interrompe per dar spazio ad uno scorcio di cielo dove brilla ,fissa nel cielo la stella a otto punte.
Sopra a due gradini sono seduti Giuseppe e Maria che tiene in grembo il Bambino intento a immergere le sue piccole mani nel calice della mirra offertagli da un re magio; la mirra, nel mondo ebraico serviva ad imbalsamare i defunti quindi qui acquista valenza simbolica poiché  il Bambino è come se accettasse la sua futura passione. Si fanno poi vicini gli altri due Magi, uno con il cofano dell’oro e il Re nero con l’incenso.
La scena principale è contornata da una folla variopinta di uomini e di animale che accompagnano i Magi; non mancano il nano giullare, cavalieri orientali, i paggi bianchi e mori e poi cavalli, muli, cammelli , cani e un falco in pugno a un valletto e due scimmie.




LA PARETE  DESTRA

A fianco dell’arcata troviamo i profeti Osea e Gioele. Il vano della finestra, non è decorato .Le due sibille laterali si possono interpretare come la Delfica e la Persica. Il gran affresco corrispondente svolge il tema delle nozze di Cana.
E’ il momento in cui Gesù, seduto all’estrema sinistra della tavola, ordina ad un servo di riempire d’acqua le giare, vuote di vino. La sala è un nobile atrio adornato con colonne toscane, alternate da nicchie e statue.
Al centro della sala si innesta a T un altro ambiente, anch’esso ricco di colonne sui fianchi  e chiuso da una parete sulla quale si apre un lunettone  di vetri a rullo.
La tavola occupa quasi tutta la scena.  A destra si può natare una sontuosa argenteria che si ponevano sotto il baldacchino mentre a sinistra tre servi portano piatti di formaggi (parmigiano), frutta (mele), e dolci (crostata o pasta frolla).
La scena rappresenta la fine del convito; qualche commensale sta bevendo l’ultimo calice e discorre, ignaro di quanto sta per accadere.
 Lo sposo al centro ignaro non guarda la sposa ma rivolge il suo sguardo verso Gesù. La sposa con il calice nella destra scruta l’inquietudine negli occhi dell’amato.
Divertenti i particolari della vasca di rame  e della secchia, colmi di bicchieri,  disposti per essere raffreddati nella neve ; e poi i vestiti non convenzionali degli sposi soprattutto il berretto di panno con piume dello sposo impreziosito da un gioiello, come nei ritratti di epoca sforzesca.


  
IL CORO

Il coro attuale, nel 1603 era adibito ancora a luogo, dove si venerava l’immagine Taumaturga , ed era decorato ad affresco.
Data l’ampiezza dell’ambiente,  fu eretto uno nuovo coro ,che doveva essere di legno, come quasi in tutte le chiese lombarde minori . In questo si trova l’antico affresco della Vergine.
Successivamente, fu la cappella minore a diventare coro, e le sue decorazioni, evidentemente non ritenute consone a quelle del presbiterio, vengono rinnovate.


LA VOLTA
La volta del coro è ricca di stucchi, disposti a crociera, è presente un’abbondanza di particolari, vi si innestano perfino quattro figure a mo’ di cariatidi, ben modellate alla pari dei quattro putti, che iniziano la decorazione negli angoli, alla radice della volta .
La parte pittorica si risolve in centro, in un’area a otto lati, dove si affaccia il Padre Eterno e si suddivide a sua volta in quattro aree due simili e a curve mistilinee ravvivate da putti musicanti.




LA PARETE DI FONDO
La parete di fondo è  suddivisa in modo simile a quella del presbiterio. Sotto l’arco creato dalla volta si trova  una finestra, affiancata da due sibille sedute. La composizione è poi chiusa da una cornice in stucco con decorazioni comuni alle tre pareti del coro.
Sotto questa sono disposte due finestre e fra le due è affrescata la Fuga in Egitto, la scena è ben conservata ed emana quella calma, nella quale il Luini immergeva sovente le sue figure.
Sotto le due finestre, vi sono due piccoli affreschi, uno con il Sogno di Giuseppe e l’altro con la Chiamata dei pastori. Questa composizione è notevole per l’uso di  tonalità luminose nell’atmosfera acerba del primo mattino.




 
PARETE DESTRA

La parete destra  nel mezzo del sottarco presenta una finta finestrella, dallo stipite in stucco ricco e dilatato in basso mediante due modiglioni  o sostegni  che l’affiancano. Lo spazio racchiuso è  dedicato alla Presentazione al Tempio. Dietro ai modiglioni compaiono due angioletti deliziosamente dipinti e uno si sporge a guardare in basso nel coro. Al di sotto del cornicione troviamo  la scena dei Pastori adoranti alla grotta affresco degradato dal suo stato originale.




PARETE DI SINISTRA             

Nella parete di sinistra troviamo una finta finestrella che incornicia le Vergine, che abbraccia Elisabetta. I due putti oltre i modiglioni guardano giù nel coro. La grande composizione è dedicata alla strage degli innocenti; si sviluppa in un groviglio di figure, sovrastato da un cavaliere in arancione sopra un nobile cavallo sauro.  Si sprigiona un senso di tragedia e pietà : mamme in difesa dei loro nati o disperate sulle vittime innocenti e truci carnefici seminudi, che infieriscono sulle deboli creature. Affiorano dalla mischia sue guerrieri in corazza e punteggiano la scena con una nota di realtà.



L’ALTARE DI SANT’ANTONIO

L’ altare minore, un tempo dedicato a S. Giuseppe, insisteva sopra il sepolcro della famiglia Argenti. Esso è colmo di stucchi, propri della seconda metà del seicento, che nelle pareti laterali contornano specchiature prive di affreschi.
L’altare  possiede due colonnine tortili in finto nero di Varenna, il  coronamento a timpano spezzato, presenta le tre virtù teologali. La pala non ha un gran valore artistico, ma ha grande importanza per la storia dei canturini; rappresenta il Padre Eterno e la Sacra Famiglia in gloria; in basso S. Antonio e S. Bernardo e dietro di loro si profila un paesaggio con una veduta di città irta di torri e campanili, forse un interpretazione libera di Cantù.  Nella parte inferiore del dipinto si vede lo stemma  dei Negroni da Ello e una scritta che ci informa come la tela fu offerta da Nicolao de Negronibus de Ello nel 1695. La balaustra è della fine del 700 ed  è in marmo svizzero detto macchia vecchia.


L’ALTARE DI S. TERESA

La cappella è decorata da stucchi, che furono eseguiti in due tempi. Suelle pareti laterali la decorazione ha carattere seicentesco. Sono presenti quattro medaglioni in cui sono rappresentati S. Luigi, S. Giovanni, S, Francesco e S. Antonio. Troviamo dei medaglioni da cui volano quattro angeli di stucco.
La parete di fondo è decorata da un manto regale, che protegge e presenta la pala, in una cornice di Nero di Varenna. Il quadro rappresenta l’apparizione di Cristo a S.Teresa.
Una scritta Peint par Grandon 1714, ci indica l’autore del dipinto.






IL QUADRO <<DELL’INCORONAZIONE DELLA VERGINE>>

La tela, oggi sulla parete di sinistra è attribuita a Camillo Procaccini, figlio di Ercole il Vecchio, nato a bologna fra il 1550 e il 1560.
La composizione è dedicata alla Vergine in ginocchio su nubi corpose illuminate dall’ alto. Il Padre Eterno e Cristo la incorona e sopra di lei lo Spirito Santo, librato, squarcia le nubi e illumina la scena. Un particolare interessante della pittura è quello che si rivela in basso. Sopra due grandi piatti, posati a loro volta su elementi architettonici, stanno le teste mozze di Pietro e di Paolo. Vicino all’una si vedono le somme chiavi (una d’argento l’altra d’oro) e  all’altra la spada simbolica. Nel mezzo fra le due e in un’atmosfera di crepuscolo di vede un paesaggio collinoso, sparso di edifici che non sono riconducibili a Cantù. Notevole è l’atmosfera creata dall’uso dell’ oro che immerge le figure.


venerdì 20 maggio 2011

KARIN BRENNA IV F

KARIN BRENNA IV F
 Il Santuario della Madonna dei Miracoli o Madonna Bella si trova poco fuori Cantù, in piena Brianza.                                                                                                                                                     Secondo la tradizione, nel 1543, fuori la porta di Campo Rotondo (ora piazza degli Alpini), era presente un pilastro su cui era impressa la sacra effige della Madonna Bella (da cui il nome), che le anime devote erano solite adorare; proprio qui nel 1550 ca., Maria apparve ad una fanciulla, Angiolina della Cassina Novello, intenta a pregare per la fine della carestia, presso l’immagine. Maria le disse di andare in paese e avvisare che era tempo di mietere; con grande stupore e felicità tutti andarono a raccogliere le messi miracolose e la miseria terminò.
Presto la notizia si diffuse in tutta la zona dando inizio al culto di Santa Maria Bella, i tanti miracoli che si raccontano la fecero diventare la Madonna dei Miracoli.
L’immagine è ora conservata sopra l’altare e risale al 1300, forse un tempo posta in un altro edificio sacro e rappresenta Maria, tra due angeli musicanti davanti ad un trono in legno tricuspidato, con un raffinato stile gotico.

All’esterno della chiesa colpisce subito l’osservatore, la bella facciata in stile barocco, ma con un gusto che risente anche del neoclassico; fu terminata nel 1900 per opera dell’architetto Zanolini ed è ricca di elementi decorativi: nella parte inferiore, presenta delle lesene che la dividono in tre scomparti; nella parte superiore, si trova la statua della Madonna Immacolata, custodita dentro una nicchia raggiata.
All’interno presenta una struttura a tre navate, sormontate da volte a cupola in corrispondenza del transetto; la volta centrale era in origine più alta dell’attuale di due metri circa, come evidenzia l’affresco sulla parete.

La cupola, impostata sopra una pianta rettangolare di circa m. 7 x 8, è dedicata al tema dell’Assunta rappresentato con una scenografia teatrale: un porticato ad anello, visto dal basso, apre al cielo dove la Vergine troneggia in mezzo ad un coro di nubi e di angeli musicanti; negli otto scomparti del porticato e tra gli spazi giocati nella sottostante balaustra, si alternano figure solenni di biblici re, 10 profeti e sibille mescolate insieme a putti festanti.  La verticalità e la spinta verso il cielo azzurro sono enfatizzate dalla prospettiva di un porticato suddiviso in otto parti, inquadrato dal basso, scenografia elaborata nel continuo affiancarsi di forme concave e convesse all'interno delle quali si pongono le figure dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone tutti assisi sul trono.

Nel 1637-38, la Cappella grande (presbiterio) fu meravigliosamente dipinta da Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, su consiglio di San Carlo Borromeo, che visitò il santuario nel 1570 e notò la mancanza di opere pittoriche.
Il Fiamminghino si occupò magistralmente anche della cupola.
Sulle pareti del presbiterio verso la chiesa, sempre ad opera del Fiammenghino, troviamo due bellissime raffigurazioni: La visita dei Re Magi (a sinistra) e Le nozze di Cana (a destra).
Le vistose differenze all’interno del santuario sono dovute al crollo che nel 1837 interessò la struttura e costrinse ad una lunga e dispendiosa ristrutturazione.
Nella seconda metà del ’800 un altro crollo, portò alla ricostruzione dell’esterno del presbiterio, che fu però abbellito con degli stucchi, dei bassorilievi, degli ornamenti e opere pittoriche dall’architetto  Giacomo Moraglia e, sempre in questa occasione, l’immagine della Madonna Bella fu spostata   sull’altare maggiore, in marmo bianco, opera del Calvi, perfetta cornice per la sacra effigie.

 Tra il 1637 e il 1638 interviene il pittore milanese Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, il quale in un tempo breve realizza una serie estesa di affreschi stilisticamente affini alla pittura del Morazzone e del Procaccini. Notevoli per la ricchezza descrittiva, per i personaggi e l'attenzione ai dettagli le scene poste ai lati dell'altare rappresentanti la visita dei Magi e le nozze di Cana. Si è avvolti da un colorismo accentuato che predilige i contrasti complementari, le ombre misurate e gli spazi dilatati, secondo quei dettami della riforma borromaica e l'influenza artistica spagnola che portavano ad esasperare gli atteggiamenti e le passioni. Da notare in entrambi soggetti la ricerca del dinamismo e la sovrapposizione dei personaggi intenti a dialogare con gli sguardi oltre che con l'accentuata gestualità.  Tutto è raccontato, filtrato dalla cultura seicentesca, dalle pietanze poste sull'orizzontale della mensa agli spazi voltati su un colonnato all'interno di un palazzo e anche i particolari dei cagnolini che litigano in primo piano. Questa descrizione precisa del quotidiano - il nano giullare, i muli, le scimmie e i cammelli è evidente altresì nella visita dei Magi alla Sacra Famiglia, colta all'interno di una capanna assai articolata, composta da un rocchio di colonna, un ingresso ad arco ed una copertura in legno e paglia; si accingono con i doni i Re Magi dalle vesti coperte da mantelli preziosi di gemme e oro.
Gli affreschi del coro sono molto interessanti, opera di un autore ignoto, (attribuiti al Montato) risalgono al 1724.
Tra il 1846 e il 1909 furono rifatti l’organo, l’altare maggiore e il pulpito in stile cinquecentesco, ma non sempre la nuova struttura si integra bene con la struttura antica, diversa la spazialità definita da luci, colori e materiali diversi; nelle navate i toni dominanti del bianco e dell’ocra, si distinguono dallo spazio attorno all’altare che presenta invece colori vivaci e decisi. La volta del coro si presenta ricca di stucchi, disposti a crociera e risolta al centro, nell’area dominante, con la figura del Padre Creatore che si affaccia ancora ad angeli musicanti.

Sulle pareti di sinistra, del fondo e di destra sono rappresentati episodi che esaltano (eccezion fatta per il riquadro dedicato alla Strage degli innocenti) Maria protagonista: La visita a Santa Elisabetta, La presentazione al Tempio, I pastori alla Grotta, La fuga in Egitto, Il sogno di Giuseppe e La chiamata dei pastori. Particolarmente meritevoli di segnalazione sono due opere pittoriche tuttora   presenti: sulla navata di sinistra  vi è L’Incoronazione della  Vergine, di Camillo Procaccini  risalente al 1610 e, sull’altare  minore, L’Apparizione di Cristo a Santa Teresa, di Carlo Grandon del 1714.

La Madonna Bella, conservata nella  parte superiore di marmo bianco venato dell'altare che si erge tra coro e presbiterio, risale al 1300 e probabilmente era collocata all'interno di un più articolato edificio sacro di cui non rimane traccia.  La Vergine è rappresentata tra due angeli musicanti davanti ad un trono ligneo tricuspidato evidenziando un linearismo gotico e un gusto decorativo raffinato.















martedì 10 maggio 2011

Il Santuario della Beata Vergine detta dei Miracoli
( Cantù, CO )





_ STORIA _

Verso la metà del sedicesimo secolo, oltre alle guerre e ai mali che gia affliggevano le popolazioni lombarde, si aggiunse una serie di stagioni inclementi e perverse che desolarono le campagne canturine lasciando la povera gente priva del raccolto che serviva per la propria sussistenza.
In tali circostanze la pietà dei canturini si volse ad invocare l'assistenza della Vergine Maria, della quale un'immagine, detta dal popolo la Madonna Bella, si venerava davanti al muretto su cui era affrescata. Si narra che durante il mese di maggio del 1543 la povera gente pregava per la riuscita del raccolto, quantunque poco promettesse, poichè il grano era carente già dall'anno precedente; quando una givane ragazza, non potendo più sopportare la povertà che affliggeva la sua famiglia ormai da tempo, uscì di casa quasi disperata, dirigendosi verso la campagna e giunta davanti all'immagine di Maria Bella la pregò caldamente di donarle il suo aiuto. Terminata la lunga preghiera, le parve di vedere nel mezzo della campagna una bellissima matrona in veste bianca, che pareva la invitasse al suo cospetto. Tremante la ragazza si avvicino alla signora e si sentì dire tali parole: ' Fanciulla, ritorna dalla tua famiglia e di ai tuoi di uscire ed incominciare a mietere la segale, che è ormai matura' Al finire di queste parole la matrona scomparve. La fanciulla, riavutasi dallo stupore, volse lo sguardo verso la campagna e si accorse che la segale era in realtà matura, corse verso la sua casa e narrò, piangendo di consolazione la visione avuta e le parole uditee la segale d'improvviso maturata. A tanto bastò perchè uscita tutta la famiglia, potesse raccogliere tanto grano, i un periodo in cui non ve ne doveva essere, da vivere comodamente fino al raccolto successivo. Tale miracolo si divulgò per tutto il paese e da allora in poi la Madonna Bella o dei Miracoli fu considerata dai canturini il simbolo della loro salvezza.

Altri miracoli seguirono quell'evento, legati soprattutto alla guarigione degli ammalati, la fama della Madonna Bella si sparse anche nelle campagne circostanti Cantù, tanto che L'Arcivescovo di Milano,del tempo, Angelo Arcimboldo, diede l'approvazione per la costruzione di una chiesa in onore della Vergine, dopo aver osservato con i propri occhi alcuni dei miracoli  avvenuti.
A testimonianza di cio, troviamo nella parete sinistra del santuario 2 piccole lapidi ,
recanti le seguenti iscrizioni:

la prima dice: ' QUESTA SACRA DIMORA DI CUI FU POSTA LA PRIMA PIETRA PER CELEBRARE MIRACOLI  PIU' PURI DELLA LUCE, MENTRE VIVEVA IL PREPOSTO DI GALLIANO ANDREA SOLA, DOPO ESSERE STATE ELEVATE SOLENNI SUPPLICHE, FU COSTRUITA E DEDICATA ALLA MADRE DI DIO NELL'ANNO DELLA NOSTRA SALVEZZA 1554 L'UNDICI DI MAGGIO'

La seconda dice: ' QUESTO TEMPIO VISTO ED APPROVATO NEL PROGETTO DI SUA EREZIONE DAL REVERENDISSIMO ANGELO ARCIMBOLDO, ARCIVESCOVO DI MILANO FU ERETTO NELL'ANNO 1555 COLLE OFFERTE DEI FEDELI E CON LE OPEROSE ASSIDUITA' DEI NOBILI ALESSANDRO SOLA E GIOVANNI CRIVELLI E DEI COMPONENTI IL PRIORATO ELETTO DAL POPOLO'


_ ARCHITETTURA _

Da alcune testimonianze del tempo, si deduce che il compimento dell'opera sia avvenuta in soli 19 mesi, anche se sembra un'ipotesi poco probabile. Soprattutto per allora, il complesso da edificare non si proponeva come una piccola impresa ed i mesi più rigidi dell'anno imponevano pause inderogabili ai lavori. Comunque sia, se è vero che i canturini hanno fatto miracoli, è però altrettanto dimostrato che quell'entusiasmo andò a scapito delle buone norme costruttive.
Intorno al 1837, infatti vi fu un crollo all'interno del santuario. Su consiglio dell'architetto Giacomo Moraglia di Milano si pensò di rinnovare l'altare maggiore , di ridurre a stucco lucido 6 pilastri e di dare una tinta a tutto il 'tempio'. Si incominciò intonacando i 6 pilastri e si tenne chiusa la 'fabbrica', su richiesta degli operai per 2 settimane. Quando improvvisamente il 9 ottobre dello stesso anno, sul lato destro della navata di mezzo, il terzo pilastro dall'ingrasso cede per metà della sua altezza, trascinando con se due zone delle volte adiacenti e parte del tetto della navata di destra. Il resto dell'edifico non patì alcun danno anche se presentava delle crepe già note. Il fatto che nessuna vittima fu coinvolta nella rovina, fu ascritto a una particolare assistenza della Vergine.
La causa del crollo fu attribuita alla pessima struttura del pilastro, realizzato con mattoni scadenti, legati ad un cemento troppo ricco nel mezzo di ciottoli, e naturalmente alla originaria difettosa costruzione dell'edificio.
Per la ricostruzione si pronunciarono alcuni famosi capomastri, come i Ferrari e i Rainoldi di Como, garantendo la ricostruzione della parte crollata ed il consolidamento della parte rimanente. Si sarebbero potuti salvare gran parte degli affreschi della volta centrale, ma le direttive delle Autorità e la prudenza della Fabbriceria, decisero per l'abbattimento totale della parte lesionata.
Per far fronte all'impegno preso essa dovette alienare alcuni beni mobili. Fu un sacrificio non indifferente; però nell'agosto del 1843 il Santuario vedeva compiuta la sua ricostruzione.















La nuova struttura è imperniata su quattro, invece che sei, sostegni centrali, in forma di colonne, con base e capitello corinzio, rivestite di stucco lucido. La nuova  struttura fu tenuta di proposito e, forse per ragioni economiche, bassa il più possibile, diminuendo di molto l'altezza della navata centrale. Questa presenta una volta a tazza nel centro e due piccole a vela prima e dopo la medesima. L'altare in legno venne sostituito con l'attuale in marmo ideato da Pompeo Calvi, ( alievo di Giovanni Migliara ) pittore, ai suoi giorni molto stimato. La ditta esecutrice fu quella di Bartolomeo Torretta, scultore e negoziante di marmi a Milano.




L'altare si erege davanti al vano creato dall'arco fra coro e presbiterio. Il suo ingombro non diminuisce il senso spaziale dell'ambiente. Uno stridore invece, si avverte fra la luce bianca emanata dai marmi e quella pacata, ma ricca di toni caldi effusa dalle pareti ad affresco. La parte inferiore dell'altare è di bardiglio grigio; la superiore di marmo bianco leggermente venato.Il dossale fa da cornice alla Santa Immagine; è di stile neoclassico, contaminato da elementi rinascimentali, per le lesene a mezza colonna composita e nella cimasa, su cui insistono una madonnina e due angeli.
Sopra la Madonna Bella, si trova un riquadro con un medaglione, da cui sporge un busto di Cristo.
Alla base della stessa si vede un bassorilievo, con un episodio della nascita della Vergine.
Il dossale è affiancato da due statue di angeli oranti.

Il nuovo campanile nl 1860 ebbe un nuovo concerto formato da tre nuove campane, ma durò poco poichè nel 1984 si crepò una delle campane ed il complesso venne nuovamente sostituito. Le tre campane ebbero i titoli di maria Assunta, San Rocco e Santa Teresa; i padrini furono i fabbricanti Rienti e Broggi e i signori Antonio Boghi e Giacomo Ronzoni.


La facciata ostenta molti elementi decorativi. La parte inferiore è suddivisa per mezzo di lesene in tre scomparti, il centrale più largo dei contigui.
Un'innovazione interessante è la nicchia che vi troviamo di mezzo, o meglio il vano sagomato e raggiato, che contiene la statua dell'Immacolata. L'architetto Zanolini si manifesta incultore di una eclettica ornamentazione barocca, che egli rielabora nel gusto dello sile definito Umbertino.







Nel 1909 il Santuario ebbe un nuovo pulpito di stile cinquecentesco  su disegno del prof. Carlo Arnaboldi. Nelle specchiature del pulpito sono intagliati i seguenti episodi: 'La presentazione al tempio di Maria SS.', La resurrezione di Lazzaro', L'erezione del nostro Santuario' e 'Il miracolo del 1543'.













Sulla parete destra della chiesa, nel 1923 il Preposto Luigi Oltolina eresse un altare in onore dei Caduti nella prima guerra mondiale. La pala era dedicata al sacro Cuore di Gesù.
Ai lati due targhe, simulanti drappi sostenuti da nageli, contenevano i nomi dei Caduti. L'altare, ideato dall'architetto Alfonso Orombelli, per la ristrettezza dei mezzi disponibili fu eseguito in materiale fragile dalla ditta Raffaelli di Milano; si dimostrò presto fatiscente e quindi fu demolito e sostituito da un altro in marmo. Neo-Classico, consono alla chiesa e proveniente dalla cappela della villa Della Porta di Barzanò.
I gradini dell'altare recano la seguente scritta ( ora tradotta):

'MANCA UN ELEMENTO IMPORTANTE PER COMPLETARE QUESTO NUOVO ARREDO E CIOE' IL QUADRO DI UN SANTO, CHE RAGGIUNSE L'AUREOLA ATTRAVERSO L'ESERCIZIO DELLE MILIZIE'  

L'immagine della Madonna Bella non era mai stata ufficialmente incoronata. Il 15 Agosto 1920, il Cardinal Ferrarivolle essere presente per la festa dell'Assunta e in quell'occasione decise, confidandosi con il preposto, che avrebbe avuto il piacere di incoronare lui stesso la vergine. Ma purtroppo morì poco dopo.
Ma  il 23 Settembre 1928, dopo che Monsignor Giuseppe Nogara Arcivescovo di Udine consacrò il Santuario, il Cardinal Eugenio Tosi Arcivescovo di Milano pose sul capo della Vergine e del Bambino le due corone d?oro benedette a Roma dal Papa.
_ PITTURA _

L'immagine della Vergine dei Miracoli o Madonna Bella



La sacra Immagine è posta nell'altare posto all'interno della chiesa.
Si pensa risalga alla metà del quindicesimo secolo e in orignie doveva trovarsi su di un rudere di una  vecchia chiesa
Seduta in trono, la Vergine, appare dalle ginocchia in su con in grambo il Bambino, al quale porge il seno destro. La posa mostra una staticità quasi ieratica anche se le braccia della donna sembrano addolcirsi nel sorreggere il bambino e nel porgergli il proprioseno. Il viso non viene studiato nel dettaglio ma si puo osservare come lo sguardo della Vergine trasmetta solennità e regalità, quasi a voler esprimere una potenza nascosta che trattiene per non sovrastare la  delicatezza del gesto in cui è occupata, l'allattamento.
Il trono, ligneo, rivestito da una ricca stoffa, tre volte cuspidato alla sommità, e di modi gotici. Ai suoi lati, in alto, si affacciano due piccoli angeli; uno di essi nell'atto di suonare il liuto.
I colori dei due soggetti principali risaltano all'interno della composizione, il rosso ed il blu delle vesti della vergine e l'arancio delle vesti del bambino risultano contrapporsi alla rigidità che si intravede nelle figure grazie al chiaroscuro, dato dalle pieghe che si vengono a creare nel tessuto, donano così fluidità e movimento alle due figure. Nello sfondo si nota che i colori tendono ad essere meno intensi e marcati, ed il chiaroscuro è meno evidente, tranne in alcuni dettagli come le ali degli angioletti.
_ AFFRESCHI _


Nel 1570 S:Carlo visitò la nuova chiesa. Notò che la bellezza dell'architettura dell'edificio non era sostenuta da un a preziosa decorazione interna. L'ambiente sacro era rimasto scialbo a causa dell'intonaco originale, così, colpito dalla povertà del luogo raccomandò che la Cappella Grande, il presbiterio attuale, fosse affrescata il prima possibile.
Ci vollero sessantotto anni per iniziare i lavori che furono affidati al pittore Giovanni Mauro Della Rovere, detto il Fiammenghino.


FIAMMENGHINO (biografia)

Questo grande pittore naque a Milano nel 1575 da madre Lombarda. Il soprannome Fiammenghino  derivava dalla patria del padre, Riccardo. Aveva due fratelli, entrambi pittori: Marco e Giovanni Battista Della Rovere, che si suppone fossero stati suoi collaboratori per alcuni anni.
Il Fiammenghino fu allievo di Camillo Procaccini, ed esercitò il suo alunnato a Bologna.
Egli fu un grande pittore del suo tempo, ma sembra possedere caratteristiche legate ancora agli stili precedenti; e a causa di questo non riuscì ad integrarsi perfettamente nei modi più salienti della Maniera lombarda secentesca. Egli era un pittore di pratica e si accontetò di una strada agevole, semplice, lungo la quale accontentò numerosi e semplici committenti. I pittori di quel tempo erano chiamati a soddisfare i desideri dei grandi, cercavano così di sublimare, magnificare i temi a loro affidati, per colpire lo spettatore ed elevarlo i un mondo vibrante di emozioni.
Fiammenghino tenterà di ricorrere agli artefici d'uso, ma questi non riusciranno mai a tramutarsi in un magistero espressivo, che possa diventare avvincente. Egli racconta ed insegna, ma l'anima dei suoi personaggi rimarrà inerte, non riuscirà ad emergere completamente.
Egli è pratico di architette magniloquenti e ce ne da un saggio nella cupola. Egli ha fornito le pareti del presbiterio di una veste cromatica, ricca di tinte, in combinazioni spienti.  Ne emana un variegare di tonoi caldi e l'altare sembra avvolto da un manto prezioso, che muta di forza e di valore a seconda del variare del giorno.
Morì nel 1640 ma prima nel 1626 riuscì ad eseguire con maestria una copia libera della 'Cena' di Leonardo per il convento dei Frati Disciplini di Milano.










_ LA CUPOLA _








































La cupola risale al 1637 e si imposta sopra una pianta rettangolare.
Il fiammenghino la dedica al tema della Assunta, come aveva fatto a Varese nel Santuario della Madonna del Monte.
La scena sconfina nella scenografia teatrale, occupata da un porticato ad anello visto dal basso, che riesce a donare alla composizione una notevole spinta ascensionale.
L'edificio fantastico lascia libero, al centro, uno spazio di cielo a forma composita, nel mezzo del quale si libra la Vergine attraverso una corona di  nubi e di angeli musicanti. La Madonna è dipinta sopra una lastra di metallo. Si pensa che in origine fosse stata disposta al centro della volta una lanterna, sostituita poi dalla Madonna che divenne il perno centrale della composizione.
Il porticato è suddiviso in otto scomparti, affrontati a due a due.
La metà di è sono costituitia da quattro colonne ioniche al di sotto delle quali troviamo intronizzati i profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone.
I quattro rimanenti posseggono una balaustra. In due di questi troviamo appoggiati e seduti tre putti alati che stagliano nel cielo rami di palma, rose e gigli. Nei restanti due vediamo un putto che sgambetta affacciandosi dalla balaustra. Uno dei due ha in mano la corona regale antica; l'altro una corona di fiori. Questi due putti risultano trovarsi in uno spazio rientrante rispetto agli altri scomparti, riusciamo infatti ad intravedere una breve volta ed un lembo di cielo.
L'autore è riuscito, con questo complesso decorativo, ad ottenere con successo maggiore di quello raggiunto dal motivo centrale.

COLLEGAMENTI:

_ Andrea Mantegna:  'Oculo con putti e figure femminili', Camera Picta, Castello di San Giorgio,                                        
                                        Mantova   ( 1465-74 )
                                       Prospettiva e soggetti

_ Michelangelo: 'La volta della Cappella Sistina', Palazzi Vaticani, Città del Vaticano ( 1508-12 )
                               Profeti, disposizione e pose dei personaggi

_Tiziano: 'L'Assunta dei Frari', Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia  ( 1516-18 )
                   Scena proposta e prospettiva

_ Correggio: 'La cuopola di San Giovanni Evangelista', Parma  ( 1520-22 )
                        'La cupola del Duomo di Parma', Parma  ( 1526)
                        Scena proposta e prospettiva


















Immagini di alcuni Profeti prsenti nella Cupola del Santuario















Profeta Isaia
Profeta Mosè
_ LE QUATTRO PARETI DEL PRESBITERIO _


La parete di fronte al coro e la corrispondente verso la chiesa, si svuotanoa mezzo di archi;
nelle residue di destra e di sinistra, le arcate rimaste piene, hanno la funzione di incorniciare gli affreschi presenti.




































PARETE VERSO IL CORO

L'arcata presenta un largo fregio dipinto ad angeli che reggono i simboli della Passione.
Sopra le due lesene inerenti, gli angeli presentano invece i simboli delle Litanie Lauretane.
L'arco in mezzo è decorato da una targa su cui si libra lo Spirito Santo.
Il sottarco e le lesene hanno un decoro di stucchi molto eleganti. Lungo le lesene scendono a coppia rami di rose e di gigli legati da nastri cadenti.











                                                                             Particolari delle lesene dell'arco tra presbiterio ed il coro










                                                                                                                                      


                                                                                                                                        Particolari dell'arco







PARETE VERSO LA CHIESA

I due profeti che occupano gli sguanci lasciati liberi dal grande arco sono, guardando da sinistra , Daniele e Abacuc.

PARETE DI SINISTRA



































Gli sguanci mostrano le figure dei profeti Michea e Giona.
Sotto la ghiera dell'arco si apre una finta finestra, decorata a tromple l'oeil, con un serramento a vetri piombati. Dua angioletti stanno per aprirne la parte superiore, quasi come se volessero volare all'interno della chiesa. La finestra è affiancata da due sibille sedute: la Triburtina e l'Eritrea.



                                                                                                          
                                                                                
Appena sotto la cornice si dispiega l'affresco cghe illustra la visita dei  Magi.
Al centro, per mezzo di un fornice, che fa parte di un rudere classico, si intravede la stalla in penombra, che il bue e l'asino diradano appena. A destra un  rocchio di colonna sta ancora sul suo piedistallo e il tutto viene semicoperto da una tettoia di paglia.                                                                                  Al limite inferiore di quest'ultima, fissa, brilla nel cielo la stella a otto punte. Sopra a due gradini, vi si trovano Giuseppe e Maria con in grembo il Bambino. Uno dei re porge al pargolo il calice di mirra dove il piccolo non esita sd immergervi le mani, simbolo dell'accettazione della sua futura Passione. Nel mondo ebraico, infatti, la mirra serviva ad imbalsamare i defunti. Si fanno poi vicini gli altri due magi, uno con in dono dell'oro ed il Re nero con il cofanetto dell'incenso.
Nei primi e nei secondi piani una folla variopinta di uomini e animali, accompagnano i Magi, quasi fossero appena giunti.
La scena è di una discreta e lieta confusione.
Nel fondale sta ancora procedendo,dalla destra alla sinistra, il corteo che procede lento verso il luogo della nascita di Cristo.


PARETE DI DESTRA



















Particolare delle due sibille: la Delfica e la Persica













 Angolo tra arco centrale e parete destra dove si puo osservare il profeta Osea


Negli sguanci a fianco dell'arcata si possono osservare i profeti Osea e Gioele.
Il vano della finestra non è decorato, al contrario della parete speculare ad essa.
Le due sibille lateralivengono riconosciute come la Delfica e la Persica.
























Il grande affresco svolge il tema delle nozze di Cana.
E' il momento in cui Gesù, seduto all'estrema destra della tavola, ordina ad un servo di riempire d'acqua le giare, vuote di vino.
La sala è un nobile atrio dalle pareti ornate di colonne toscane, intercalate da nicchie e statue.
Al centro della sala si innesta a T un'altro ambiente, anch'esso  ricco di colonne lungo i fianchi e chiuso, nel fondo, da una parete, sul quale si apre un lunettone composto da un vetro ripartito geometricamente.
La tavola occupa, frontalmente, quasi tutta la scena. A destra, si puo notare la suntuosa argenteria esposta sotto un baldacchino, mentre nella parte sinistra si notano tre servi che servono a tavola dolci e frutta, segno che il convito è ormai giunto al termine. Lo sposo al centro, inquieto, non guarda al suo fianco la sposa, ma il suo sguardo si dirige più lontano, in direzione della figura di Gesù. La sposa intanto, con il calice nella destra, scruta l'inquietudine negli occhi dell'amato.
Da notare sono i vestiti non convenzionali dei due sposi e soprattutto il berretto di panno con piume dello sposo, impreziosito da un gioiello, simile ai ritratti di epoca sforzesca.





_ IL CORO _






L'autore degli affreschi che compongono il coro è tutt'ora sconosciutoma dalle informazioniritrovate in alcuni registri all'interno del santuario e dalla tecnica usata nella realizzazione delle sue opere possiamo stendere un profilo molto verosimile al reale dell'autore.
L'autore è un artista sicuramente meritevole di studio, possiede una personalità a caratteri salienti, seppure nell'ambito di un minore.Egli dovrebbe essere nato intorno all'ultimo quarto del seicento.
Di educazione certamente lombarda, è un buon compositore, con accenti di originalità e anche con doti espressive tra i due poli della gioia e del dolore. E' brioso nel tocco, abile nella stesura dei toni chiari, come negli incarnati e attinge dalla realtà aspetti, che diventano note di vita trascritta.
Purtroppo oggi alcuni degli affreschi di quest'autore sono stati danneggiati dal tempo, tuttavia non si è perso l'interesse e la curiosità di studiare le sue creazioni.







LA VOLTA


Particolare della volte del coro















Particolare dell'immagine del Padre Eterno



La volta del coro è ricca di stucchi, disposti a crociera.
Vi si innestano quattro figure simili a cariatidi, ben modellate alla pari dei quattro putti, che innalzano la decoraione dagli angoli, alla radice della volta.
La parte pittorica si risolve in centro in un'area a lotto lati, dove si affaccia il Padre Eterno porgendo la mano in direzione della terra quasi volesse richiamare l'attenzione o donare la sua benedizione, dall'alto dei cieli. I tutto è realizzato con un effetto di grande impatto illusionistico. Possiede il triangolo sul capo simbolo della trinità.
Poi in quattro altre, a due a due simili a curve mistilinee, ravvivate da putti musicanti.


LA PARETE DI FONDO












                                            Particolare: ' Il Sogno di Giuseppe'











 Posizione nel Coro                                              Particolare: 'La Chiamata ai Pastori'



La parete di fondo è scompartita in modo analogo a quelle del presbiterio.
Sotto l'arco creato dalla volta e nel suo mezzo si apre una finestra. L'affiancano due Sibille sedute; il motivo poi, è chiuso in basso dalla cornice di stucco comune alle tre pareti del coro.
Sotto di questa sono disposte due finestre tra le quali è affrescata 'La Fuga d'Egitto'.
La scena è ben conservata ed emana calma e tranquillità, nella quale si immergono le figure.
Sotto le due finestre vi sono due piccoli affreschi, uno rappresentante 'Il Sogno di Giuseppe' mentre l'altro raffigura 'La Chiamata ai Pastori'.
Questa esigua composizione è notevole, soprattutto per l'uso di schietti bianchi luminosi nell'atmosfera acerba del primo mattino.



LA PARETE DI DESTRA































La parete di destra, nel mezzo del sottarco, presenta una finta finestrella, dallo stipite in stucco, ricco e dilatato in basso, mediante due medaglioni che l'affrescano.
Lo spazio racchiuso è dedicato alla 'Presentazione al Tempio'.
Da dietro i medaglioni compaiono due angioletti deliziosamente dipinti a uno si sporge quasi a guardare in basso nella direzione del coro.
Al di sotto del cornicione la scena dei Pastori adoranti alla Grotta non ci suggerisce particolari rilievi, malgrado la sua mole, perchè l'affresco è assai degradato dal suo stato originale a causa del tempo trascorso e delle varie ricostruzioni all'interno del Santuario.

LA PARETE DI SINISTRA















       La Vergine abbraccia Elisabetta




                                              
                                                                                                              
   'La Strage degli Innocenti'                 



La parete di sinistra, nei suoi elementi, è simile a quella posta di fronte.
La finta finestrella incornicia la Vergine, che abbraccia Elisabetta.
I due putti, oltre i modiglioni, guardano giù in direzione del coro.
La grande composizione qui è dedicata alla 'Strage degli Innocenti, affresco anche lui parecchio compromesso, ma in modo minore rispetto a quello speculare nella parete di destra.
Se ne puo così intuire, a ritroso, lo stato originale con più facilità.
L'azione efficace, si sviluppa i un groviglio di figure, sovrastate da  un cavaliere in arcione sopra un nobile cavallo sauro. Ne emana un senso di tragedia in atto e della pietà che ne deriva: madri in difesa dei loro figli, o disperate sulle vittime innocenti e truci carnefici seminudi, che infieriscono sulle deboli creature. Affiorano alla mischia due guerrieri in corazza e punteggiano la scena con una nota di realtà.



Il quadro dell'Incoronazione della Vergine


                                                                                                                     


  COLLEGAMENTO:          
                                                                                                        _  Raffaello:  Sacra Conversazione,
Madonna Sistina, Dresda

















La tela, oggi sulla parete di sinistra, è qui portata dalla chiesa parrocchiale di S.Paolo, ed è attribuita a Camillo Procaccini, figlio di Ercole 'Il Vecchio', nato a Bologna fra il 1550 e il 1560 e morto a Milano nel 1626. Allievo del padre, si trasferì a Milano nel 1585, dove fu molto operoso ed apprezzato.

La composizione è dedicata alla Vergine in ginocchio su nubi corpose ed illuminate dall'alto.
Il Padre Eterno e Cristo la incoronano mentre sopra di leilo Spirito Santo, aleggia sotto forma di colomba bianca, libero, scuarciando le nubi e illuminando il momento di gloria.
Un partcolare interessante che si rivela da questa vasta pittura è quello che si scorge in basso.
Sopra due grandi piatti, posati alla loro volta sopra elementi architettonici, vi sono le teste mozze di Pietro e Paolo. Vicini all'una si vedono le somme chiavi ( una d'argento e l'altra d'oro) e all'altra la spada simbolica. Tra le due e, in un'atmosfera di crepuscolo morente, si vede un passaggio collinoso, sparso di edifici, che non possono essere attribuiti alla città di Cantù.
Notevole è il risultato dell'atmosfera dorata nella quale sono immerse le figure, sopra la scena, quellainferiore, già conquistata dalle luci terrestri della notte.
                                                                           Molteni Sara 4°F